Paradiso
Canto XXI
Scalis
Brano n.33 (02:18)
Strumenti utilizzati:
Arpa (a cui è stata modificata l’attacco dell’emissione del suono, e trattata successivamente con riverberazioni speciali tramite programmi di sound editing).
L’ispirazione di questo brano proviene dall’immagine, nel cielo di Saturno, che pervade Dante mentre vi accede guidato da Beatrice: miriadi di beati avvolti nella luce che si innalzano su una scala, procedendo con velocità diverse.
Mentre ascolti il brano musicale puoi leggere i versi del Canto XXI e se lo desideri puoi anche consultare la parafrasi.
Canto XXI
Dentro al cristallo che ’l vocabol porta,
cerchiando il mondo, del suo caro duce
sotto cui giacque ogne malizia morta,
di color d’oro in che raggio traluce
vid’ io uno scaleo eretto in suso
tanto, che nol seguiva la mia luce.
Vidi anche per li gradi scender giuso
tanti splendor, ch’io pensai ch’ogne lume
che par nel ciel, quindi fosse diffuso.
Canto XXI
Dentro al settimo cielo trasparente come il cristallo che porta il nome, girando intorno alla terra, del suo amato re (Saturno), sotto il cui regno restò inoperosa [giacque…morta] ogni malvagità [malizia],
io vidi, di colore dorato su cui sfolgori un raggio di sole, una scala [uno scaleo] dritta verso l’alto [eretto in suso] così lunga, che il mio sguardo [la mia luce] non riusciva a seguirla.
Io vidi anche scendere giù per i suoi gradini tante luci splendenti [tanti splendor], che io pensai che tutte le stelle lucenti [ogne lume] che appaiono in cielo, diffondessero da lì la loro luce.