I Ponticello
Canto XVIII, versi 16-18
Brano n. 1 (00:35)
così da imo de la roccia scogli
movien che ricidien li argini e ’fossi
infino al pozzo che i tronca e raccogli.
così dalla base [da imo] della parete partivano [movien] ponti di
pietra [scogli] che attraversavano [ricidien] gli argini e i fossati
fino al pozzo che li interrompe e nel quale convergono.
Preludio
P.f. a 4 mani – Attacca dopo il verso 18, canto XVIII
Il titolo Preludio, assegnato al brano del I ponticello, indica una composizione di breve durata, solitamente posta all’inizio di un’intera opera. Esso annuncia, attraverso frasi melodiche, momenti ritmici e relazioni armoniche, il carattere drammaturgico ovvero il contenuto filologico dell’intero lavoro compositivo.
I bolgia
Ruffiani e seduttori
Nell’antro ferroso e sibillino
Brano n. 2 (01:49)
Suoni registrati e suoni elettronici idealmente riferita a canto XVIII, vv. 19-99
Pene e Azioni: i dannati, nudi, si muovono in 2 file e girano in direzioni opposte e parallele, l’una radente la parete, l’altra verso il bordo esterno; i diavoli cornuti con lunghe fruste li colpiscono sulla schiena e sulle natiche.
Contrappasso: come in vita fecero marcimonio di se stessi, ora sono costretti a stare nudi e ad essere frustati, come era uso per prostitute e protettori.
Suoni utilizzati per la composizione della I bolgia
Suoni provenienti dalla cordiera e da altre parti, metalliche e legnose situate all’interno della cassa armonica del pianoforte. Tali suoni sono stati prodotti con un’azione diretta sulle parti descritte, utilizzando oggetti vari, senza mai coinvolgere la tastiera e quindi l’azione del martelletto sulla corda.
Elementi strutturali della parte elettronica (immagine scenico-sonora)
La scena sonora ideata per la I bolgia, dal titolo Nell’antro ferroso e sibillino, vorrebbe descrivere fisicamente il luogo delle Malebolge. Dante, infatti, parla di un luogo tutto di pietra di color ferrigno. Quindi i suoni metallici utilizzati richiamano quest’immagine attraverso una “visione d’orecchio”, come se con l’ascolto si potesse immaginare la scena. Inoltre, i suoni prodotti vorrebbero sedurre la scena con strida sibilanti e si muovono su doppie linee sonore, armoniche e melodiche, che viaggiano al contrario.
Mentre ascolti il brano musicale puoi leggere i versi del Canto XVIII e se lo desideri puoi anche consultare la parafrasi.
Canto XVIII
In questo luogo, de la schiena scossi
di Gerion, trovammoci; e ’l poeta
tenne a sinistra, e io dietro mi mossi.
A la man destra vidi nova pieta,
novo tormento e novi frustatori,
di che la prima bolgia era repleta.
Nel fondo erano ignudi i peccatori;
dal mezzo in qua ci venien verso ’l volto,
di là con noi, ma con passi maggiori,
come i Roman per l’essercito molto,
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ’l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ’l monte.
Di qua, di là, su per lo sasso tetro
vidi demon cornuti con gran ferze,
che li battien crudelmente di retro.
Ahi come facean lor levar le berze
a le prime percosse! già nessuno
le seconde aspettava né le terze.
Del vecchio ponte guardavam la traccia
che venìa verso noi da l’altra banda,
e che la ferza similmente scaccia.
E ’l buon maestro, sanza mia dimanda,
mi disse: «Guarda quel grande che vene,
e per dolor non par lagrime spanda:
quanto aspetto reale ancor ritene!
Quelli è Iasón, che per cuore e per senno
li Colchi del monton privati féne.
Ello passò per l’isola di Lenno
poi che l’ardite femmine spietate
tutti li maschi loro a morte dienno.
Ivi con segni e con parole ornate
Isifile ingannò, la giovinetta
che prima avea tutte l’altre ingannate.
Lasciolla quivi, gravida, soletta;
tal colpa a tal martiro lui condanna;
e anche di Medea si fa vendetta.
Con lui sen va chi da tal parte inganna;
e questo basti de la prima valle
sapere e di color che ’n sé assanna».
Noi ci trovammo in questo luogo dopo essere stati scaricati [scossi]
dalla schiena di Gerione; e il poeta avanzò a sinistra, ed io mi
mossi insieme a lui.
A destra vidi un nuovo spettacolo di sofferenza [nova pieta], nuovi
tormenti e tormentatori, di cui era piena [repleta] la prima bolgia.
Nel fondo i peccatori erano nudi; e un gruppo procedeva dal centro
verso l’esterno venendo verso di noi, mentre, dalla parte opposta
[di là], un altro gruppo si muoveva nella nostra stessa direzione, ma con passi più veloci,
come i romani a causa della grande folla [per l’essercito molto],
nell’anno del giubileo, hanno trovato un modo [modo colto] per far
transitare le persone sul ponte (di Castel Sant’Angelo),
in modo che da un lato del ponte tutti hanno la fronte rivolta al
Castello e si dirigono verso San Pietro; dall’altro lato vanno verso
il monte Giordano [’l monte].
Così di qua e di là, lungo il pietroso fondo, vidi diavoli cornuti,
armati di grandi fruste [ferze], che sferzavano dal di dietro i dannati
molto crudelmente.
Ahi come facevano sollevare a loro le gambe [le berze] alle prime
percosse! Certo nessuno aspettava le seconde né le terze.
Dall’antico ponte seguivamo la fila [la traccia] che procedeva nella
nostra direzione dall’altra parte della bolgia [da l’altra banda], e che la
frusta (dei diavoli) sospingeva allo stesso modo (che con i ruffiani).
Il buon maestro, senza che io gli avessi domandato niente, mi
disse: «Guarda quel grande che avanza, e che, pur soffrendo [per
dolor], sembra non versare [spanda] lacrime:
quanta regalità mantiene [ritene] ancora nel suo aspetto! Quello
è Giasone, che per coraggio [per core] e per saggezza privò gli
abitanti della Colchide del montone (il vello d’oro).
Egli passò per l’isola di Lemno, dopo che ardite donne senza pietà
[spietate] avevano ucciso tutti i loro uomini.
Qui con gesti e con parole lusinghiere [ornate] ingannò Isifile,
la giovane che prima aveva ingannato tutte le altre donne (non
partecipando alla strage degli uomini).
Poi la lasciò lì, sola, in attesa di un figlio [gravida]; e tale colpa
lo condanna a questa pena [martiro]; e qui si fa vendetta anche
dell’abbandono di Medea.
Con lui sono tutti coloro che ingannano in tale modo; e questo basti
sapere della prima bolgia e di coloro che essa strazia [assanna]».