Dieci luoghi malsani – IX Ponticello

IX Ponticello

canto XXVII, vv. 133-136

Brano n.17 (00:51)

Noi passamm’ oltre, e io e ’l duca mio,
su per lo scoglio infino in su l’altr’ arco
che cuopre ’l fosso in che si paga il fio

a quei che scommettendo acquistan carco.

Noi passammo oltre, la mia guida ed io, lungo il ponte irto
di scogli fino al seguente arco che copre il fosso (la nona
bolgia) in cui si paga la pena

di coloro seminando discordia [scommettendo] si caricano lacoscienza di una grave colpa.

Profondo

P.f. a 4 mani – La sua entrata è idealmente prevista dopo il verso 136, canto XXVII

Il titolo Profondo, assegnato al brano del IX ponticello, indica una condizione di sprofondamento e abbandono gravitazionale sia fisico, sia interiore che i due protagonisti stanno vivendo. Infatti, Dante e Virgilio si avviano verso le ultime bolge, situate nelle zone più profonde e infime dell’VIII cerchio infernale. 

In questo brano vi è un particolare modo d’esecuzione: il primo pianista suona sui tasti (bianchi e neri), mentre il secondo pianista agisce contemporaneamente sulla cordiera del pianoforte. L’effetto che ne risulta è un contrasto tra sonorità limpida e suoni metallici, ed indica lo sconcerto e la condizione di “malevoglie” che i protagonisti stanno vivendo su questo penultimo ponticello.

IX bolgia

Scismatici e seminatori di discordia

Strida battenti

Brano n.18 (03:13)

Suoni registrati e suoni elettronici idealmente riferita a canto XXVIII, v. 1- canto XXIX, v. 36

Pena e Azioni: i dannati sono straziati e mutilati a colpi di spada, con ferite che si rimarginano per poi venire di nuovo aperte dai diavoli.

Contrappasso: come in vita crearono divisioni in campo politico, religioso, sociale, così ora subiscono divisioni e mutilazioni sul proprio corpo.

Suoni utilizzati per la composizione della IX bolgia 

Registrazione di voci provenienti da scene tumultuose; registrazione di suoni prodotti da colpi d’ascia su legno e su metallo; suoni elettronici creati al computer con l’ausilio di software e hardware professionali. 

Elementi strutturali della parte elettronica (immagine scenico-sonora)

La scena sonora ideata per la IX bolgia, dal titolo Strida battenti, è composta da eventi metallici e vocali: gli eventi metallici indicano lo strazio e la mutilazione che subiscono i dannati inferti da colpi di spade; i suoni vocali simboleggiano sia le urla dei dannati sia il macabro divertimento dei diavoli che li torturano.

Mentre ascolti il brano musicale puoi leggere i versi del Canto XXVIII e se lo desideri puoi anche consultare la parafrasi.

Canto XXVIII

Chi poria mai pur con parole sciolte
dicer del sangue e de le piaghe a pieno
ch’i’ ora vidi, per narrar più volte?

Ogne lingua per certo verria meno
per lo nostro sermone e per la mente
c’hanno a tanto comprender poco seno.

S’el s’aunasse ancor tutta la gente
che già, in su la fortunata terra
di Puglia, fu del suo sangue dolente

per li Troiani e per la lunga guerra
che de l’anella fé sì alte spoglie,
come Livio scrive, che non erra,

con quella che sentio di colpi doglie
per contastare a Ruberto Guiscardo;
e l’altra il cui ossame ancor s’accoglie

a Ceperan, là dove fu bugiardo
ciascun Pugliese, e là da Tagliacozzo,
dove sanz’ arme vinse il vecchio Alardo;

e qual forato suo membro e qual mozzo
mostrasse, d’aequar sarebbe nulla
il modo de la nona bolgia sozzo.

Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’ io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.

Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva e ’l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.

Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’ io mi dilacco!

vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.

E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.

Un diavolo è qua dietro che n’accisma
sì crudelmente, al taglio de la spada
rimettendo ciascun di questa risma,

quand’ avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse
prima ch’altri dinanzi li rivada.

Canto XXVIII

Chi potrebbe mai, anche in prosa [con parole sciolte], narrare
compiutamente del sangue e delle piaghe che io vidi allora, pur se
lo descrivesse più volte? 

Ogni lingua verrebbe meno a causa del nostro linguaggio [sermone] 
e del nostro intelletto che hanno poca capacità [poco seno] a
contenere fatti così straordinari.

E se anche si riunisse [s’aunasse] tutta la gente che visse sulla terra
di Puglia, che, soggetta alle vicende della fortuna, ebbe a piangere
sul sangue versato 

ad opera dei Romani (discendenti dei Troiani) e a causa del lungo
conflitto che fruttò un così ingente bottino [alte spoglie] di anelli,
come narra Livio, che non sbaglia, 

con quell’altra gente che provò il dolore [doglie] delle ferite
riportate nell’opporsi a Roberto Guiscardo, e con l’altra le cui ossa
sono tuttora raccolte

a Ceprano, là dove ogni pugliese fu traditore [bugiardo], e là presso
Tagliacozzo, dove il vecchio Alardo vinse senza far uso delle armi,

e se qualcuno (di tutta questa gente) mostrasse il proprio corpo
ferito o mozzato, non sarebbe possibile uguagliare [aequar] 
l’aspetto ripugnante [sozzo] della nona bolgia.

Una botte, per il fatto che ha perduto la doga mediana [mezzul] o
una delle laterali [lulla], non si apre certo così, come io vidi (aprirsi)
un dannato, tagliato dal mento all’ano [dove si trulla].

Tra le gambe pendevano gli intestini [minugia]; gli si vedevano le
interiora [corata] e il lurido sacco che trasforma in sterco ciò che si
inghiotte [si trangugia].

Mentre avidamente fissavo lo sguardo [m’attacco] su di lui, mi
guardò, e si aprì il petto con le mani, dicendo: «Vedi dunque come
mi lacero [dilacco]

vedi come è straziato Maometto! Davanti a me avanza piangendo
Alì, spaccato [fesso] nel volto dal mento fino ai capelli [ciuffetto].

E tutti gli altri che tu vedi qui furono da vivi seminatori di discordie
e di divisioni religiose, e per questo sono così spaccati [son fessi] 
nelle loro membra.

Qui dietro è un diavolo che ci riduce [n’accisma] in modo tanto
crudele, sottoponendo di nuovo [rimettendo] ciascuno di questa
turba [risma] al taglio della sua spada,

ogni volta che abbiamo compiuto il giro [avem volta] di questa bolgia
dolorosa; poiché le ferite sono rimarginate prima che ciascuno di noi
gli ritorni davanti [rivada].

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